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Negli ultimi dieci anni il palcoscenico internazionale dell'arte contemporanea ha avuto, senza alcun dubbio, una sola protagonista: la pittura. Anzi, la pittura informale. Il ritorno massiccio verso l'astrazione pittorica si è disseminato in ogni angolo del complesso mondo dell'arte. Meno che in Italia. Paese per antonomasia ambasciatore del bello, nella storia, ma sempre più confinato e declassato nell'attuale e globale panorama artistico. Più che un peccato è una colpa. Un indice dei ritardi decennali, sotto il profilo non soltanto politico ma anche e soprattutto culturale che il Belpaese sconta ormai persino con indifferenza e nonchalance. Chi ci rimette sono soprattutto i talenti emergenti. Artisti giovani o meno che non trovano terreno per essere visti e ascoltati con la giusta attenzione critica. Per questo ho aderito subito alla richiesta di presentare gli ultimi lavori di Andrea Bruschi. Nato nel 1990 quando nel mondo il ritorno alla pittura cominciava a dare i primi timidi segnali, Andrea è addirittura coetaneo a questa tendenza ancor'oggi in forte sviluppo. Finiti gli studi presso il liceo artistico, nel 2009 si iscrive all'Accademia di Brera dove nel 2013 ottiene il diploma accademico di I livello in Pittura. Con una tesi monografica che non poteva essere altrimenti svolta che sulla figura del grande Sigmar Polke. Del quale si respira traccia in tanti lavori di Bruschi. Poi dal 2010 ad oggi lavora in silenzio e con grande passione come assistente per alcuni artisti italiani di fama come Matteo Negri, Giovanni Frangi e ora Marcello Lo Giudice, il primo grande pittore informale contemporaneo italiano conosciuto e apprezzato all'estero. Attualmente Bruschi è studente ospite presso la  hochschule für bildende künste di Dresda, Germania. Quando è a Milano continua a lavorare con il grande Marcello all'opera dei suoi grandi monoscromi esplosivi di blu, giallo e porpora. Il curriculum espositivo di Bruschi è ricco di partecipazioni a mostre personali e collettive. Nel 2011 viene selezionato come artista under 25 all'Arte Laguna Prize. Del suo lavoro lui stesso chiarisce come voglia indagare a fondo "le capacità della pittura di confrontarsi e relazionarsi con le forme e le immagini prese dalla realtà" mettendo in "relazione gesti pittorici astratti e informali con elementi grafico-lineari ottenuti dalla sintesi geometrica di scorci urbani (oggetti, architetture e particolari di gru)". 

La centralità del gesto pittorico foriero dell'acquisizione storica de i grandi maestri traslati nel qui ed ora, costituisce il cuore dei lavori di Bruschi. Attraverso esso "l'elemento pittorico ospita l'immagine creando un nuovo spazio, in cui gli elementi si dispongono in accordo tra loro". Ogni immagine viene in questo modo assunta e desunta nell'universo pittorico. L'unico in grado di indagare l'essenza dell'autenticità olte la pura apparenza. 

Presentare questa mostra è per me, oltre che un dovere, un onore. La pittura è e resterà sempre la radice stessa che ci accompagna in questa strana avventura della specie umana. Andrea Bruschi con i suoi lavori getta uno sguardo intelligente sul colore e quindi costruisce una finestra sull'anima. 

Milano, Aprile 2015

PAOLO MANAZZA

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